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Generatore di corrente per una minima fornitura elettrica che sfrutta il moto continuo delle acque in ingresso e in uscita dalla foce.

 

target: villaggi rurali e di pescatori dislocati lungo il fiume

localizzazione: applicazione su pali in legno di pontili d'attracco esistenti

progetto pilota: villaggio di Falia - ass."Campement de Falia"

maestranze impiegate: artigiani, contadini, indotto microeconomico

 

 

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obiettivi a breve termine: produrre in modo efficiente elettricita' off-grid per evitare l'allaccio alla rete elettrica e ridurre l'uso di gruppi elettrogeni; diffondere la cultura della razionalizzazione energetica. Attraverso questa fornitura elettrica minima si garantisce il funzionamento di frigoriferi (senza interruzioni, come spesso succede a causa della rottura dei generatori a benzina) per la conservazione del pesce, di un ambulatorio medico, di illuminazione minima e collettiva del villaggio, di punti di ricarca per i telefoni che inneschino dinamiche di socializzazione.

 

obiettivi a lungo termine: diffondere il know-how per la produzione in loco e con materiali autoctoni della parte meccanica del generatore; indurre in modo etico il nascere di greeneconomie che aiutino la zona del Sine Saloum a mantenersi intatta, nel rispetto del micro-habitat naturale, e incrementare in modo equo e sostenibile il turismo.

 

Scopri qui, a pag.92, l'articolo su OPERE 30 che parla del progetto.

 

 

 

 

Quartiere/villaggio che nasce intorno al concetto di recupero e razionalizzazione dell'acqua.

 

Il progetto, da realizzare assieme a Sahara Verde ONLUS, punta a:

- sensibilizzare ad un uso ponderato dell'acqua pompata dai pozzi

- supportare la creazione di poli d'artigianato per tutelare i saperi tradizionali

- spingere all'adozione dell'aridocoltura

- tutelare la salute e l'educazione infantile

- proporre un nuovo turismo responsabile, vicino ai ritmi del villaggio

 

Realizzazione di un impianto di compostaggio integrato ad un insieme di servizi e prodotti utili alla comunità. Proponendosi con un progetto pilota nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti, instaura un modello che non pensa alla grande espansione. Attingendo ad un bacino d'utenza relativamente piccolo, corrispondente al Comune di Priverno (LT) e suo circondario, punta alla progettazione partecipata ed a lavorare al servizio dell'ambiente seguendo principi di bio-regionalità.

 

L'attuale allarmante situazione ambientale impone una sostanziale riduzione dei rifiuti che necessitano dello smaltimento in discarica o negli inceneritori (sono diverse le Province italiane che hanno già superato il 50% di raccolta differenziata). La Comunità Europea indirizza ad una gestione differenziata dei rifiuti e, con precise normative, incoraggia la realizzazione di impianti di compostaggio, in qualità di mezzi sostenibili per lo smaltimento e il riciclaggio della frazione organica di RSU.

 

Questa, non sottratta dal resto dei rifiuti urbani, determina una miscela difficile da differenziare a valle del processo di raccolta. I fenomeni indesiderati prodotti dall'indifferenziato smaltimento dei rifiuti in discarica non sono trascurabili: dispersione incontrollata di biogas, di percolato, di sostanze nocive. Tutto ciò inquina le falde acquifere, indebolisce il territorio; produce ingenti danni alle colture come agli allevamenti, con forti ripercussioni sulla produzione autoctona. Analizzate le cause, sono immaginabili le gravi conseguenze sul profilo socio-economico. Diviene progetto vitale ridare alle terra ciò che gli è stato tolto, senza danni ne inquinanti.


Il Decreto Lgs.36/2003, che recepisce la Direttiva Europea sulle discariche, impone una progressiva diminuzione della quantità di rifiuto biodegradabile conferibile in discarica, fissando che entro il 2011 i rifiuti urbani biodegradabili smaltiti si riducano ad un massimo di 115 kg/anno per abitante. Una soglia che può facilmente abbassarsi in presenza di una funzionale rete di raccolta differenziata.

 

Per i piccoli comuni viene spesso preferita la raccolta porta a porta alla più classica differenziazione in cassonetti, quando per caratteristiche di viabilità o di difficile accessibilità, quando per motivi storico/paesaggistici. A nostro parere questa modalità di raccolta ha ampio margine di sviluppo; attraverso un'informazione approfondita e una sensibilizzazione concreta al tema ambientale, si garantisce una corretta differenziazione dei rifiuti. Ciò si concretizza nell'instaurarsi di un rapporto personale fra il cittadino e un operatore ecologico ben formato nel settore.

 

A livello nazionale, l'imperativo è generare flussi importanti (nell’ordine dei milioni di tonnellate) di sostanza organica pulita, differenziata, che può essere trasformata in terricci (per coltivazioni in vaso) ed ammendanti (per coltivazioni in campo) di qualità. Il sempre più diffuso trend delle colture biologiche accentua l'interesse su ammendanti organici di alta qualità. Attraverso il compostaggio della componente biodegradabile dei rifiuti solidi urbani e degli scarti vegetali e lignocellulosici provenienti dalla manutenzione del verde urbano, si ottiene un "compost" dalle alte qualità nutritive. Attraverso la certificazione di prodotti frutto di una filiera che si attiene alla vigente normativa europea, si crea sviluppo

 

 

L’uomo, circondato dai rifiuti, reinventa gli oggetti, ripensa la sedia.

Tutte le tavole che compongono le sedie sono ricavate da pallet, piallate, levigate e lucidate con cera naturale.

L’assemblaggio è, in un caso, demandato al semplice incastro delle assi, nell’altro operato con colle a caldo (non contenenti formaldeide) con l’ausilio di viti e cavicchi.

 

 

L’accostamento a filo di tavole diverse esplica la bellezza e la complessità del materiale, esaltando i segni del ciclo di vita delle assi di legno.

Viene rivisitato l’impianto ortogonale classico della sedia in una soluzione a struttura triangolare, che attribuisce massima stabilità sfruttando le diagonali del cubo in cui il prisma è inscritto. Un grosso cuscino di trucioli e segatura individua il piano di seduta.

 

Con gli anni la prassi è divenuta progetto educativo. Il riuso del legno è diventato il mezzo per comunicare alcuni concetti dello sviluppo sostenibile, attraverso la proposizione di momenti condivisi in cui discutere di futuro prendendo seriamente in considerazione l'ambiente.

Scopri le varie edizioni del workshop 10, 100, 1000 Pallet e guarda la HOME per conoscere le ultime notizie.

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Ipotesi per “far rivivere”, ossia rinverdire, un cedro libanese secolare morto per cause contingenti. L’albero mantiene ancora intatta la sua struttura legnosa e va ad accogliere un insieme di unità vive. La forma dei gruppi funzionali di terra richiama la forma delle pigne del cedro; in essi radicano piante rampicanti, sviluppando chiome verdi sui rami nudi dell’albero. Un impianto di irrigazione in tubolare di rame gira attorno all’albero, raggiungendo e nutrendo le piante rampicanti.

 


 

Un sistema modulare di tessuto cerato, poggiandosi su maglie di cavi esistenti (fili del tram) o installati appositamente, permette una efficace copertura di spazi aperti. L’impiego di propagini morbide, sempre in tessuto, assicura la raccolta dell’acqua piovana che si raccoglie nelle parti più basse della copertura.

 

 

Tipologicamente questa copertura si inserisce in una fascia di mercato, quella del plateatico attrezzato come delle strutture espositive temporanee, assolutamente priva di innovazione, stretta tra invasive tensostrutture telonate in PVC e i classici quanto banali moduli gazebo. I giochi di luce, i movimenti che riesce a dare alla maglia in fili d’acciaio, catturando le correnti ventose, e la forte flessibilità d’uso fanno di Oasi un sistema adatto a tantissime applicazioni, funzionali nonchè estremamente scenografiche.

 

 

 

L’esigenza di stoccare l tanti vuoti a rendere che un grande luogo di incontro, come il Centro Sociale Forte Prenestino, produce ci ha portati a pensare ad una seduta. Pezzi riusati di gommapiuma fungono da ammortizzatore, mentre il fondo delle bottiglie, a forma di calotta, accoglie perfettamente le forme convesse delle ossa e dei muscoli. Particolarmente adatto a disperdere il calore, diventa lo sgabello del giovane che non rinuncia mai al gioco, in movimento anche sul posto.

 

Oggi il mondo registra l'esigenza di garantire che ciò che facciamo, nel campo del design, non sia di peso né per le persone né per l’ambiente; questo soprattutto nel caso in cui ad usufruire del prodotto finale non sono le stesse persone che lo hanno costruito, o le persone che abitano il luogo dal quale è stata sottratta la materia prima per produrlo. In questo modo ci si avvicina ad uno sviluppo altro che considera tutti gli aspetti che la creazione di un prodotto comporta.

La sostenibilità supporta la diversificazione: creare una banca che raccolga tanti materiali, nelle diverse lavorazioni possibili, non può che aiutare la diffusione di questo tipo di mentalità.

Si propone, approposito di questo settore di ricerca, un approfondimento, una riflessione, sullo sviluppo di collaborazioni con aree rurali e con Paesi in via di sviluppo (PVS).

 

Il laboratorio propone alcune immagini di prodotti e profilati sostenibili provenienti da nostre aree di interesse.

 

 


 

Imperativo: incrementare il verde nella storica piazza della ex borgata di Pietralata.

Materializzare un’idea di progettazione partecipata, in cui associazioni, scuole e utenza multietnica si incontrano per costruire uno spazio comune. Un’area di aggregazione dove gli interventi verdi si fanno portatori di cultura ed integrazione.



 

Recuperare l’immagine della tradizione, della cultura materiale, attraverso un’atmosfera raffinata e necessariamente moderna. Esaltare gli spazi di una location tipicamente salentina; un palazzo nobile che rinasce attraverso materiali locali, colori della terra, trasparenze che esaltano i prodotti di pasticceria.

 

 

Progetto di rivalutazione ambientale dell’area a rischio di desertificazione, attraverso interventi di rimboschimento atti alla conservazione dell’ecosistema substeppico ed alla creazione di nuove destinazioni d’uso, per la valorizzazione del sito SIC (Sito d’Importanza Comunitaria, dir. Habitat 92/43/CEE) del Comune di Sannicola (Le).

 

 

Attraverso interventi di progettazione sostenibile, si innesca un processo di ricrescita vegetale e di miglioramento dell’habitat. Gli interventi riguarderanno il riassetto delle pendici e delle piane di terra rossa, impiegando metodi locali riconosciuti dalla TKWB (Banca mondiale delle conoscenze tradizionali) come muretti a secco, specchie, terrazzamenti. Il rischio di incendi estivi, dovuti alla attuale presenza di sole essenze erbacee, viene ridotto grazie all’immissione ragionata di essenze autoestinguenti e la creazione di frequenti corridoi tagliafuoco, individuati in sentieri o fascie rocciose; questo permette alle piante arbustive ed agli alberi di avere un normale ciclo di crescita.

 

 

Si cerca di innescare un’economia attorno ad un nuovo polo culturale, incentrata sui servizi educativi che valorizzano le risorse del territorio ed incrementano la ricettività turistica. L’educazione alla sostenibilità e alla salvaguardia dell’ambiente sono tra i primi obbiettivi che il parco si prefigge. Sedi importanti per il ristoro, la didattica naturalistica, la fruizione della cultura storica che la collina di S.Mauro conserva, nascono integrate all’ecosistema. Aree di sosta panoramica, provviste anche di piazzole più ampie per il libero campeggio, create attorno ad alberi o alle tante “specchie” di pietra viva, danno valore alle zone attualmente abbandonate. Assecondando i gradoni di pietra calcarea si creano piani di seduta, piazzole dalle quali mettere in scena o assistere a rappresentazioni pubbliche.

Percorsi naturalistici, facilitati per i diversamente abili, e piste ciclabili, mettono in comunicazione il parco con i comuni vicini e con la marina di Lido Conchiglie.

 

Solo il 3,5 % dell'acqua totale prelevata nel mondo viene impiegata per usi domestici; ciò non toglie che si parla di un'ingente quantità idrica. Sul piano pubblico l'imperativo è disporre di acquedotti più efficienti nonché paralleli: uno con acqua di prima qualità, l'altro con acqua non potabile.

A livello domestico, una maggiore attenzione e consapevolezza nell’uso, una misurazione dei consumi e la diffusione di apparecchi più efficienti, potrebbe portare ad un calo sensibile degli sprechi. Viene ipotizzato un sistema di oggetti che si avvicina a differenti tipologie di utenza per supportare le propensioni dell'utente responsabile e sensibilizzare quello pigro al cambiamento. Obiettivo primo del progetto è differenziare le acque, in modo da distinguerle per qualità ed impiegarle per usi che non richiedono la purezza originaria.

Consumi domestici giornalieri di un italiano medio, in ambito urbano; 250 litri di acqua suddivisi per i diversi impieghi.

 

Ciclo di “inquinamento” dell'acqua impiegata nei vari servizi domestici; illustrazione  delle fasi di razionalizzazione (differenziazione e riuso) di parte dell’acqua non più vergine.

 

 

In cucina, il rubinetto del lavello consente di dirottare l'acqua in serbatoi, invece che nello scarico. Lo schema illustra il sistema che, collocato sotto il lavello, raccoglie tre tipologie di acqua, alcune delle quali verso l'upcycling (il prodotto secondo ha più valore del prodotto iniziale): acqua chiara o depurata, acqua organica, frutto di lavaggi con detersivi biologici, acqua grigia, molto inquinata e indirizzabile allo scarico wc.

 

 

Viene analizzato anche l'aspetto effimero dello scorrere di un flusso d'acqua, che non permette una giusta quantificazione. Come l'acqua imbottigliata acquista valore, perché prende forma e si rende maneggiabile, l'acqua “usata” finisce in volumi tangibili, misurabili, che come grandi cubetti di ghiaccio congelano un flusso altrimenti scaricato. L'impossibilità di creare o modificare, in casa, l'impianto idrico e di scarico, dà vita ad un'ipotesi in cui l'uomo si fa conduttore dell'acqua, si fa quindi portatore di valori.

 

Alcuni cubi sono riservati all'ambiente bagno, mentre altri forniscono l'acqua per lavare i pavimenti, o per innaffiare le piante in balcone.

 

 

 

Consumi domestici giornalieri di un italiano medio, in ambito urbano; 250 litri di acqua suddivisi per i diversi impieghi.

 

In sperimentazione due dei diversi progetti ipotizzati dal sistema Sahel.
Uno punta a creare delle sacche d'aria sotterranee, per rallentare l'evapotraspirazione. Per fare ciò, vengono plasmate sfere cave in gomma arabica. L'altro serve principalmente per frenare l'insabbiamento: rallentare l'avanzamento dei granelli di sabbia, e quindi delle dune. Semi di piante pioniere vengono intrecciati in tappeti di fibra che, all'arrivo delle prime piogge, vengono seppelliti sulle creste dunari. La corda, contrariamente alla sabbia, trattiene l'umidità e assicura la germinazione delle piante. Questo sistema velocizza l'operazione di materassamento verde delle dune e protegge i semi da uccelli e roditori.

 

Libera nasce per soddisfare le esigenze dei viaggiatori più responsabili, attenti all’ambiente più di un qualsiasi campeggiatore o pellegrino. Di piccole dimensioni, offre la possibilità di creare un bivacco temporaneo, minimo indispensabile per passare la notte all’aperto. Può diventare anche una comoda tenda per due, abbastanza alta da poterci stare in piedi. Totalmente realizzata in tessuto naturale cerato, è perfettamente compatibile con le esigenze del naturalista doc.