L’Arte nella Natura punto di riferimento per un futuro virtuoso


Paul Césanne intuiva che il XX secolo sarebbe stato caratterizzato da una forte espansione della tecnologia creando una nuova ed obliqua distanza tra l’uomo e l’ambiente naturale, tra immagini costruite e paesaggio; si interrogava su cosa sarebbe diventata la natura per l’artista.

 

Argomento che oggi si rivela decisivo non solo per il mondo delle immagini, ma per l’intera cultura contemporanea.

 

Il rapporto tra il lavoro creativo degli artisti e la natura, conta oggi un’area produttiva di ricerca  che non è solo formale.  In effetti, esiste una nuova “cultura della natura”, consapevole dei danni provocati dalla crescita tecnologica irrispettosa dell’ habitat antropico e a cui un manipolo di artisti danno un contributo, non arcadico o contemplativo ma  attivo, sviluppando una attitudine riflessiva propositiva.

 

Joseph Beuys mette in guardia in quel senso sin dagli anni Sessanta e quando pianta le sue sette mila querce, a Kassel nel 1982, lancia  un segnale dirompente sulla necessità di un cambiamento nello spazio dell’arte.

 

Non si tratta più di mettere a confronto la potenza del “bello” e del “sublime” naturale con strategie produttive e riproduttive ingegnose né di incidere segni grandiosi di dominio  nel paesaggio, come negli anni Sessanta ha fatto la Land Art, né di musealizzare emblemi e frammenti di natura, come fanno gli autori dell’arte povera, ma di stabilire i termini di una nuova dialettica, di segnare nuovi scarti semantici, attivi sul piano simbolico e riverberanti nel campo sociale. E alcuni artisti non vincolati da anacronistici proclami o da esasperate strategie di promozione, scelgono di realizzare opere in spazi aperti  naturali utilizzando solo materiali dello stesso ambiente.

 

Queste opere si caratterizzano anche per una diversa disposizione rispetto al tempo, che non è più quello rettilineo e senza decrementi, convenzionale della storia dell’arte, bensì quello, vitalmente deperibile, delle stagioni e delle mutazioni naturali.

 

Liberamente interpretato da Vittorio Fagone,  “Art in Nature” Ed. Mazzotta 1996.